venerdì 3 gennaio 2020

Finalmente a Roccalanzona!

E’ ancora bella la sensazione che provo quando chiudo bene i lacci degli scarponi da trekking: è, per me, come accendere il motore. Un gesto che ho compiuto centinaia di volte e che mi appartiene come respirare. Un gesto che è sempre una partenza!

Complici le terse giornate di questo inizio d’anno, io e Chiara abbiamo deciso di fare una sgambata e di recarci a scoprire quanto bello fosse il tratto della “Strada di Maria Longa” lungo il crinale che divide Varano de’ Melegari da Solignano. Siamo così partiti per raggiungere i resti dell’antico Castello di Roccalanzona, al quale rivolgiamo sempre uno sguardo durante le nostre trasferte in auto verso Fornovo o Parma e, una volta deciso sulla mappa il percorso migliore per noi, abbiamo lasciato l’auto a Viazzano ed abbiamo iniziato a prendere confidenza con il camminare sui sentieri, un’attività che abbiamo trascurato per un po’ di tempo.


Ci si incammina

Calanchi all'inizio della camminata e la destinazione sullo sfondo!
Il percorso è assolutamente intuibile perché gli antichi resti sono sempre visibili lassù, a tiro di sguardo, per tutto il tragitto e perché si cammina praticamente sempre lungo un ampio sentiero. Lo scenario è, da subito, appagante per la bellezza del paesaggio nel quale ci si inoltra: le dolci colline dell’Appennino, i calanchi modellati dal vento e dalle piogge, i gorgoglianti ruscelli che, probabilmente, in estate riveleranno i loro letti asciutti. E, poi, le ginestre (in questa stagione, ovviamente, sfiorite), i prati che si riempiranno di minuscoli e rumorosi “abitanti” con l’inizio della primavera, i boschi di querce e, qua e là, qualche pianta di ginepro, carica di profumate bacche talvolta verdi, talvolta blu scuro, bacche rosse di rosa canina e morbidi "piumini" di cannette lacustri.


Cannette al vento
Cespugli di rosa canina 



L’itinerario richiede un minimo di allenamento, giusto per affrontare senza lasciarsi prendere dallo sconforto qualche salita leggermente ripida, che la presenza del fango ha reso ulteriormente pesante; salendo anche la soddisfazione cresce, grazie ad un panorama che si fa sempre più ampio, dalla bassa valle del Ceno alle montagne della Val Taro e, più giù, i primissimi rilievi della campagna parmense in direzione della città.


Soste per ammirare il panorama

Lo zaino, seppur piccolo e leggero, è un compagno al quale mi sono disabituato che comincia a farsi sentire, se non per il suo peso ed ingombro, per il sudore che, complice l’aria fresca che soffiava sui tratti esposti una volta raggiunto il crinale con l’antica “Strada di Maria Longa”, si asciuga presto sulla mia schiena. Forse, però, qualche brivido legato alla bellezza del luogo ha fatto il suo ….
Raggiungere questa antica strada ed immaginare, grazie anche all’imponente presenza delle spesse mura rimaste di quello che era il Castello medievale, chi dovette essere “di casa” quassù, mi ha emozionato.

"E fammela una foto Ste!"
Camminando tra la natura incontaminata

Un bellissimo posto, scelto sicuramente per la sua quasi inespugnabile posizione, ma anche per la bellezza del luogo (voglio pensare che già in passato ci fossero persone d’animo sensibile alle bellezze che la natura sa offrire e che si sono lasciare corteggiare da questa situazione così poetica).
La strada, lungo la quale sono passate persone sin dall’età del bronzo, permette di ammirare da qualche decina di metri di distanza (l’accesso non è consentito per ragioni di sicurezza) ciò che resta dell’antico Castello di Roccalanzona, probabilmente risalente al X secolo d.C. e, in lontananza, la rupe di Pietra Corva, un’ofiolite carica di romantiche leggende.


Ci si avvicina alla meta

Le poche indicazioni ancora visibile lungo il percorso

Il fascino del rudere 







Le temperature miti ci hanno fatto godere appieno della nostra pausa ristoratrice, confrontandoci sulla bellezza del luogo ed il fatto che l’itinerario non sia particolarmente conosciuto né segnalato e fantasticando sulle persone che, nei secoli, hanno faticosamente raggiunto questo crinale per giungere al Castello oppure soltanto per evitare la via del fiume, più agevole ma carica di insidie.

Abbiamo ripreso il cammino e, poco distante, in località Pagano, abbiamo fatto un’altra piacevole scoperta: un piccolo agglomerato di case (purtroppo grandemente dismesse per disinteresse ed incuria) nel quale si trova un’antica chiesina (oggi deposito di materiale vario) dalle forme eleganti ed architettonicamente interessanti, della quale ci è stato raccontato poco, ma sicuramente un sito importante in quanto in uno dei conci angolari fu rinvenuta un’antica epigrafe (ora conservata presso la Galleria Nazionale di Parma), risalente al Giubileo del 1300 (il primo) istituito da Papa Bonifacio VIII.


In arrivo al borgo di Pagano


Il piccolo oratorio oggi sconsacrato


Particolari architettonici di pregio

Sulla strada di ritorno verso Viazzano

Un vero gioiellino che ha permesso a Chiara di sbizzarrirsi in mille supposizioni ed asserzioni da storica dell’arte qual è lei … purtroppo il tempo a nostra disposizione stava finendo e, così, lungo una comoda ma piacevole strada asfaltata (non trafficata) siamo scesi verso Viazzano per recuperare l’auto.
Un itinerario piuttosto facile, di ca. 8 km da svolgere comodamente in ca. 3 ore e mezza di cammino in qualsiasi stagione dell’anno.

© Stefano

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