Un'oretta di cammino che ci ha regalato silenzio e pace in mezzo alla natura!
Abbiamo diretto il pick-up verso la Val Noveglia e raggiunto la frazione di Gravago, suddivisa nelle sue tre località di Brè, Monastero e Pieve.
Dalla prima siamo giunti, attraverso un facile sentiero, all'ultima. Sono mesi che vorrei approfondire la storia di questi luoghi, rimasti quasi intatti poichè poco antropizzati. C'è un'atmosfera arcaica e selvaggia percorrendo alcuni di questi sentieri, facenti parte di uno dei cammini oggi più in voga: la Via degli Abbati, detta anche dei monasteri.
So di per certo, che qualcuno mi corregga se sbaglio, che la Val Noveglia (così chiamata dall'omonimo torrente, affluente destro del Ceno) fu occupata inizialmente dai Liguri, prima dell'arrivo nel II secolo a.C. dei Romani. E dove non sono arrivati i Romani?! Questi la assoggettarono al municipium di Velleia (questo nome mi riporta alla mente la tabula alimentaria traianea, un'iscrizione bronzea di epoca romana, rinvenuta proprio in quel territorio del comune piacentino di Lugagnano Val d'Arda, oggi conservata al Museo Archeologico, alla Pilotta di Parma).
Intorno al VI secolo qui sorse il monastero di ordine benedettino di San Michele Arcangelo, dedicazione che si riallaccia perfettamente alla sua fondazione di epoca longobarda. Infatti il cenobio viene inserito nell'elenco contenente altri monasteri in un privilegio (744) del re dei longobardi Ildebrando e forse è di quell'epoca la costruzione di un primo maniero difensivo.
Sbirciando in rete scopro che l'odierno Passa Santa Donna che congiunge Bardi a Borgo Val di Taro si chiamava valico di Sant'Abdon.
Agli inizi del XIII secolo tale territorio e quello che oggi definiamo "Castello di Gravago", rientrava tra i possedimenti dei Platoni, ma nel 1234 risultava appartenere al Comune di Piacenza. In seguito il maniero fu acquistato dal conte Ubertino Landi, che vi stanziò il congiunto Alberico Landi; nel 1268 i piacentini catturarono Alberico e costrinsero Ubertino, in cambio della sua liberazione, ad alienare il feudo per 700 lire piacentine al Comune di Piacenza, che a sua volta lo rivendette a Rinaldo Scoto al prezzo di 3000 lire. In risposta i Lusardi, alleati di Ubertino, riconquistaronoo il maniero e lo restituirono al Conte, che fu costretto a rifugiarvisi nel 1269 a causa della perdita del castello di Bardi; i piacentini, aiutati dai milanesi e dai parmigiani, attaccarono il castello, ma ne furono respinti da Ubertino, che negli anni successivi visse all'interno della casaforte a Brè, detta Caminata, (per la presenza di un grande camino) pianificandovi la riconquista della Val di Taro.
Alla morte di Ubertino, il feudo passò ai suoi eredi Landi, che ne mantennero il possesso fino al 1687, quando i conti Platoni di Borgo Val di Taro ne acquistarono i diritti.
Nel 1772 il duca di Parma Ferdinando di Borbone ingiunse al conte Carlo Platoni di lasciare Gravago, per ritirarsi a Borgo San Donnino; in seguito all'abolizione napoleonica dei diritti feudali del 1805, il territorio fu annesso al Comune di Bardi. Queste notizie sono pubblicate su diversi siti on line e guide locali e rendono veramente suggestiva la camminata che abbiamo intrapreso oggi.
Non resta altro che dirvi di venire in Valceno, soggiornare da noi e ricevere "dritte" per compiere passeggiate o ciaspolate...
Ecco a voi alcune immagini!
© Chiara
Magie di neve |
Ruderi del Castello di Gravago |
La segnaletica ben visibile |
Ci si incammina! |
Che meraviglia! |
Passeggiando e ammirando |
Foto-ricordo |
Torrente Rosta |
Il lavatoio di Pieve di Gravago |
Le rovine del castello di Gravago |
Opere d'arte della natura |
Chiesa dei Santi Vito Modesto e Crescenzia, detta Pieve di Gravago |