domenica 9 dicembre 2018

Città d'Umbrìa e Monte Barigazzo = serenità

Lo sappiamo, vi siamo un po' mancati!
E' da settembre che non vi raccontiamo un po' di noi, di Bardi, della Valceno, degli Appennini e del nostro mulino... Diciamo che sono stati mesi difficili, per aspetti privati...
Nel frattempo sono accadute molte cose; il b&b è stato aperto un po' a intermittenza, ma ora siamo tornati operativi al 100% e nelle nostre testoline -la mia soprattutto- fremono i neuroni con mille progetti e novità da attuare!

Abbiamo deciso di proseguire la nostra conoscenza del territorio... Da quest'estate avevamo una meta che solo oggi, complice la giornata tersa e discrete temperature, abbiamo raggiunto: il Monte Barigazzo! Prima però abbiamo fatto tappa alla "Città d'Umbria" e a quel poco che resta di un luogo leggendario…

“Giace sepolta la città d’Umbrìa il più gran tesoro che al mondo sia”: così recita una vecchia filastrocca, destinata all'oblio se non più tramandata dalle nuove generazioni...

Non ho ancora avuto il piacere di leggere un volume, curato da Manuela Catarsi, archeologa della soprintendenza dell’Emilia Romagna la quale, sulla base dell’esame delle murature resistite ai secoli, identifica i ruderi presenti a tracce di un fortilizio bizantino, risalente al VI-VII secolo d.C.

Una delle prime volte in cui mi sono imbattuta in questa storia, tra mito e leggenda, è stato quando sfogliai in biblioteca a Bardi il volume “Descrizione degli Stati e feudi imperiali di Val Taro e Val Ceno”, patrocinato da Federico II Landi (1617). Qui vidi una raffigurazione, sicuramente fantasiosa, ma decadente e caratterizzata da ruderi di questa località dal nome assai curioso... Oggi, prima di passeggiare lungo ciò che rimane di una probabile cinta muraria con torre a carattere difensivo, siamo giunti da Tosca attraverso boschi di faggio ad alto fusto, fino ad un pianoro dove molti esemplari  piuttosto antichi risultano capitozzati, pratica utilizzata fino all'inizio del secolo scorso per favorire il pascolo in un bosco rado (pascolo alberato). Da ciò deriverebbe il toponimo Umbrìa (= Ombra; luogo ombroso; meriggio per le pecore). (cit. sito CAI di Parma).

Che questa città fosse custode di grandi tesori fu certo la causa nel favorire l’interesse di moderni "Indiana Jones", tombaroli e archeologi. Tra questi il tedesco-americano Alexander Wolf, che vi si avventurò nel XIX secolo. La sua figura affascinò sicuramente i valligiani, tanto da entrare nel folklore locale. Si racconta di questo straniero, alla ricerca del tesoro con una bacchetta magica e di tesori mai trovati... Io e Ste ci siamo un po' guardati intorno e il tesoro che abbiamo trovato è stata una natura strepitosa, anche quando siamo saliti verso la cresta nord del Barigazzo e più in su fino alle chiesa. Ho scoperto che l'area rientra nei S.I.C., vale a dire Siti di Interesse Comunitario dell'Appennino. So che ogni anno, presso la chiesa della Madonna vengono organizzate diverse sagre e feste estive, tra cui quella di Ferragosto. Abbiamo incontrato due amici della Valtaro e un'altra coppia con cani al seguito. Per il resto fruscio continuo degli alberi e quiete assoluta.

Anche questa meta verrà annoverata nelle gite che vi consiglieremo se pernotterete al nostro b&b! La potrete raggiungere a piedi, in MTB e persino a cavallo, come la cartellonistica suggerisce.

© Chiara












































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